Il fascino inconfondibile del ‘maggiolino’

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Il fascino inconfondibile del ‘maggiolino’

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Diciamoci pure la verità, chi di noi non ha mai desiderato almeno una volta nella vita possedere o anche soltanto guidare un bellissimo maggiolino Vokswagen? E’ una macchina troppo bella e caratteristica per non innamorarsene a prima vista, e le generazioni del periodo della Seconda Guerra Mondiale questo lo sanno perfettamente. Universalmente chiamatoscarabeo, il maggiolino Volkswagen ha ricevuto nel corso della sua lunga storia una serie di affettuosi appellativi a seconda del paese in cui circolava.

Lo chiamavano (e continuano tuttavia a farlo) beetle nel Regno Unito, escarabajo in Spagna, maggiolino in Italia, fusca in Brasile, e kafer in Germania, ma era sempre la Volkswagen Typ 1/113 M15, che prendeva invece il nome di maggiolone se costruito in versione Typ 1/1302 e 1303. Fu in assoluto il primo modello di macchina mai costruito dalla grande casa automobilistica tedesca, nonché ovviamente il più famoso al mondo, una eccellenza assoluta che segnò definitivamente l’inizio della rinascita economica ed industriale della Germania del secondo dopoguerra.

Nascita e primi anni di vita del gioiellino della Volkswagen

Forse non tutti sanno che il maggiolino Volkswagen meriterebbe anche uno speciale premio come auto più longeva al mondo, essendo stata prodotta per ben 65 anni di fila dal 1938 al 2003; fu un successone sotto tutti i punti di vista, e c’è chi dice che forse non è un caso che sia stato Adolf Hitler in persona a volere fortemente la sua fabbricazione. Tutte le automobili avevano infatti prezzi abbastanza proibitivi per un operaio medio in quel periodo, e fu così che il dittatore tedesco decise che bisognava fabbricare un’automobile economica e con buone prestazioni.

Furono consultati due tra i maggiori progettisti di automobili di quel tempo, Ferdinand Porsche e Jakob Werlin, entrambi in forza alla Mercedes-Benz; fu il primo a vincere la disputa aggiudicandosi l’incarico di iniziare i lavori, ma Hitler gli diede alcune condizioni da rispettare a qualsiasi costo. La nuova automobile doveva risultare innanzitutto comoda, capace cioè di trasportare a bordo 5 persone (o in alternativa 3 più un mitragliatore), in secondo luogo doveva consumare poco (il Fuhrer aveva espressamente chiesto che fosse in grado di viaggiare ad una velocità di oltre 100/kmh e consumare all’incirca 7 litri di carburante ogni 100 km) e, cosa più importante di tutte, doveva costare meno di 1000 Reichsmark, valuta corrente della Germania fino alla fine dela guerra (1948).

1950-1960 inizia l’esportazione del ‘maggiolino’

Una volta terminata la guerra, tutta la città di Wolfsburg fu completamente rasa al suolo dalle truppe alleate, che però decisero di salvare la fabbrica della Volkswagen con l’intenzione di poterla utilizzare in seguito per la costruzione di automezzi da mettere a disposizione dell’esercito; i lavori di ristrutturazione di quanto era stato distrutto dai bombardamenti furono ultimati nel 1945, e la produzione riprese a pieno ritmo attestandosi in media sui 50.000 esemplari di maggiolino l’anno. Indubbiamente il 1950 segnò una data storica sia per il maggiolino che per la Volkswagen in generale; ebbe infatti inizio una massiccia campagna di esportazione del nuovo veicolo oltre i confini tedeschi, con apertura di filiali in Brasile, Stati Uniti, Messico e Sudafrica.

Per le vendite oltreconfine furono anche effettuate alcune piccole modifiche al modello base, e fu creata una linea export per i veicoli destinati alla vendita fuori della Germania; ogni anno veniva aggiunto un particolare nuovo al maggiolino export: prima gli ammortizzatori telescopici, poi il lunotto posteriore ovale monoblocco, che sostituiva il primo modello composto da due pezzi, poi ancora la marmitta con doppio tubo di scappamento. Non contenti, i tedeschi interpellarono Pininfarina per una revisione dell’auto e per eventuali migliorie da poter apportare alla sua produzione, ma questi rispose loro che il maggiolino era perfetto così com’era nato, e non aveva bisogno di d’altro.

Caratteristiche principali e design del ‘maggiolino’ Volkswagen

Era bello da vedersi, robusto e forte, ed anche il suo smarmittìo aveva la sua particolare magìa; trazione posteriore ed un motore boxer a 4 cilindri raffreddato ad aria mediante un piccolo radiatore, alimentazione a carburatore singolo di tipo Solex, in seguito sostituita da un sistema ad iniezione elettronica, cambio manuale a quattro rapporti più retromarcia, freni anteriori e posteriori a tamburo, anch’essi successivamente sostituiti con il modello più nuovo a comando idraulico, ma erano soprattutto la sua linea inconfondibilmente tondeggiante e divertente ed il suo aspetto da ‘coccinella’ le due caratteristiche che più facevano impazzire i suoi estimatori.

Il design del maggiolino, ideato come detto da Ferdinand Porsche, offriva anche ottimi coefficienti in fatto di aerodinamicità, e ciò era certamente grazie alle sue forme tondeggianti, senza spigoli vivi che offrissero resistenza all’aria; insomma non gli mancava proprio nulla, ed anche in termini di affidabilità ilmaggiolino risultò un vero campione riuscendo in alcuni test a percorrere una distanza di circa 40.000 chilometri senza mai fermarsi.

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